Vuoto Proprio_laboratorio.Sanità/Capodimonte

Sanità/Capodimonte

Introduzione al laboratorio 2 nella sede di Associazione Vergini Sanità

 

Sopralluogo nell’Unità di Spazio 27-273 

Visita nella Fonderia Mercogliano nascosta nel costone di tufo di una antica cava in disuso.

 

Partecipanti al laboratorio durante i sopralluogo nel borgo dei Cristallini.

 

Una lapide ricorda la prematura scomparsa di Salvatore Migliore, bambino di 4 anni colpito da una pietra staccatasi dal rudere limitrofo all’area di sedime oggetto del nostro studio, mentre giocava con dei compagni.

 

Graffiti e installazioni artistiche sono presenti sui muri delle aree individuate.

 

Dalla collina di Capodimonte si può avere una visuale completa delle aree di sedime presenti nella Sanità e a Capodimonte.

Paolo, abitante di vecchia data, racconta storie e leggende del luogo (video)

 

Durante la presentazione di MariaThereza Alves, ospiti dell’associazione Brodo in Via Vergini 19 a Napoli.

 

 

Unità di Spazio 35-88 e 35-89

 

 

Unità di Spazio 27-122 – Vico Carrette angolo via S.M.Antesaecula

antesecula” è un’abbreviazione delle parole attribuite alla Madonna “ab inizio et ante saecula creata sum” (Sono stata creata sin dall’origine e prima dei secoli).

Via Santa Maria Antesaecula – già Imbrecciata a San Severo

Composto di due parti perfettamente giustapposte lungo una linea urbana assiale piuttosto continua corrisponde alla somma delle fondazioni innervate nei territori rappresentati contratti nella carta Theti, e oggi dati alle stampe ognuno coi rispettivi toponimi.i. La toponomastica di Antesaecula insiste come tale anche sulla veduta Lafrery ai lati del sentiero che sulla carta Theti taglia il territorio dell’Arena ed i Cristallini dove è anche possibile veder realizzato un impianto di fondazione relativamente breve. Ad eccezione della chiesa di Santa Maria Antesaecula in questa specifica zona del napoletano a valle di Capodimonte non vi sono notizie relative ad edifici religiosi sorti a contestualizzarne il precorso e le vicende storiche. La via centrale dell’Antesaecula non ha un andamento centrale, anzi tutti i suoi vicoli sono in pendenza verso est con un rapporto che può spiegarsi in riferimento con le pendenze via a via formatesi a difesa delle acque di scolo che con virulenza torrentizia, fino agli ultimi quarant’anni dell’800, sfruttavano il tracciato viario preesistente, onde seguire la piana lato mare.

Oggetto del rilievo è l’edificio della Chiesa del Santissimo Crocifisso ad Antesaecula, zona a nord-est del Borgo dei Vergini, con attiguo edificio del Ritiro, già presente nelle carte del Real Officio Topografico del 1861.

Chiesa del Santissimo Crocifisso ad Antesaecula

Il complesso conventuale fu edificato nel 1764 ad opera di padre Vincenzo Portanova che chiese di poter affiancare un ospizio per attività assistenziali alla chiesa di proprietà delle francescane. Il 19 agosto 1775 fu autorizzato ad acquistare una casa per accogliere pentite ed orfane. La chiesa fu invece rifatta nel 1849 su volontà di Ferdinando II delle Due Sicilie che commissionò il progetto all’architetto neoclassico Guglielmo Turi. Con un dispaccio reale dell’11 luglio 1875 al ritiro fu imposto l’utilizzo solo a fini educativi.

Nella stessa topografia si riporta in legenda che il Ritiro è a sua volta visibile anche sulle mappe di data anteriore, anche se molto stranamente appare senza chiesa. Ed infine per la situazione urbanistica e locale del Ritiro, quest’ultimo, visto sulla mappa Schiavoni del 1872 è angolare al Supportico di Capodimonte ed il vico delle Carrette.

Il ritiro del Crocifisso ad Antesaecula fu successivamente raggruppato nei Collegi Riuniti per le Figlie del Popolo, con legge speciale 2 agosto 1897 e Regio Decreto 8 giugno 1898. L’ospizio fu danneggiato parzialmente dai bombardamenti del 1943; la struttura fu attiva fino agli anni settanta, quando morirono gli ultimi due anziani. In seguito, il complesso fu abbandonato e lasciato all’incuria. Da quando fu abbandonato venne utilizzato come deposito armi e stupefacenti dalla criminalità organizzata del quartiere e dopo il blitz del 22 novembre 2000 furono murate tutte le finestre e il portale della chiesa.ii

L’interno, completamente spoglio, è a tre navate divise da colonne ioniche e abside cassettonata. Lo spazio interno è ricoperto di spazzatura, gli stucchi crollano a pezzi e in alcune parti si notano squarci nelle coperture voltate. È ormai un fabbricato completamente nudo, privo di tracce di arredi e altre decorazioni. La chiesa è attribuita al disegno di ”tale architetto Dura”, sfruttato da Francesco Volpicella. Diversamente, indagini relative a questa chiesa, hanno condotto i ricercatori alla biblioteca Palatina a ritrovare nei suoi archivi la pianta volumetrica dell’immobile sacro firmata Guglielmo Turi, cognato dell’architetto Salvati iii

Da questi documenti è saputo che la chiesa del Crocifisso fu eretta nel 1849 nell’ambito della fortificazione sulla zona di un collegio di suore Francescane, che, in realtà, stante alla pianta del Marchese del 1813, erano già presenti sul posto con propria cappella ed accesso aperto dal suo ritiro che affaccia ancor oggi in via Santa Maria Antesaecula. Si presenta cruciforme, con “interno d’ordine ionico, stucchi ed ornati e la cupoletta quadrangolare che poggia su quattro vigorosi pilastri”iv, ed ancora, si ricorda al suo interno andati perduti per sempre, due dipinti di autore ignoto ritraenti le Figure di San Francesco d’Assisi e San Gregorio il Taumaturgo, entrambe datate prima metà del XIX secolo. Gli obiettivi del suo progettista, il Turi, evidentemente dovettero riferirsi ad un impianto che avrebbe dovuto occupare uno spazio longitudinale, un transetto molto contenuto ed un presbiterio absidato confinato al di là di una balaustra di quattordici colonnine. Sulla carta presa in esame, il progettista sfrutta l’asse longitudinale per occupare a destra lo spazio opportuno per editarci la pianta del pavimento e a sinistra quella dell’intradosso delle coperture. Dai documenti si evince chiaramente la sostanza del pavimento di questa chiesa in piastrelle di uno squisito rosa antico, disposte a 45 gradi, e all’altezza delle lesene queste venivano interrotte da fasce di grigio. La copertura prevista era una volta a padiglione con un lucernaio centrale, una calotta con lanternino per la zona absidata, un egregio cassetto nato per il sistema delle cappelle e due altari minori. Per quanto riguarda il Ritiro questo si sa che già nel 1860 ospitava 64 persone, tra suore professe e novizie.

TOTÓ e LILIANA CASTAGNOLA 1929

L’attore si invaghì, poi si pentì e tentò di fuggire. Lei gli scrisse, prima di togliersi la vita: «Antonio, grazie del tuo sorriso». «È le sette meraviglie e poi da tutto quanto si capisce che è un vulcano, un fuoco, una forza della natura». Il giorno dopo si vede recapitare un mazzo di fiori con un biglietto firmato Antonio: «È col profumo di queste rose che vi esprimo tutta la mia ammirazione».

Liliana ha ingerito una dose eccessiva di Veronal e adesso giace sul suo letto coperta da un lenzuolo bianco. Ha lasciato un inventario degli oggetti personali e due biglietti per Antonio. Nel primo gli chiede di consegnare quegli oggetti alla sorella Gina e aggiunge con quel tono patetico che Totò ben conosce: «Perché non sei voluto venire a salutarmi per l’ultima volta? Scortese, omaccio! Mi hai fatto felice o infelice? Non so». La seconda lettera è più conciliante ma altrettanto amara: «Antonio, sono calma come non mai. Grazie del

sorriso che hai saputo dare alla mia vita grigia e disgraziata. Non guarderò più nessuno… Te lo avevo giurato e mantengo. Stasera, rientrando, un gattaccio nero mi è passato dinnanzi. E ora, mentre scrivo, un altro gatto nero, giù nella strada, miagola in continuazione. Che stupida coincidenza, è vero?».

Totò fu estremamente turbato dalla notizia della morte di Liliana; si rimproverò di non aver compreso pienamente il sentimento di lei nei suoi riguardi, anzi di aver pensato: «ha avuto molti uomini, posso averla senza assumermi alcuna responsabilità». [3] Decise allora che fosse tumulata nella cappella di famiglia e, poi, di assegnare il nome di lei a sua  figlia . Le dedicò inoltre una breve poesia:

«È morta, se n’è ghiuta ‘n paraviso!

Pecchè nun porto; o llutto? Nun è cosa

rispongo ‘a gente e faccio ‘o pizzo a riso

ma dinto ‘o core è tutto n’ata cosa!»

biografia di Totò (Totò. Vita, opere e miracoli, Fazi).

i (1bis) Estratto da: [5]: *Stella, Vergini, Sanità / Italo Ferraro. – Napoli : Oikos, [2007]. – CIV, 551 p. : ill. ; 31 cm. ISBN 9788890147807 Fa parte di Napoli : atlante della città storica , 5 Autore Ferraro, Italo Soggettario e Firenze NAPOLI – Rioni e quartieri – Urbanistica Luogo pubblicazione Napoli Editori Oikos Anno pubblicazione 2007 e da: Archivio di Stato di Napoli.

ii Estratto da i testi di Ornella Zerlenga, Il Comparto del Crocifisso ed il progetto della chiesa di Guglielmo Turi in Il *Borgo dei Vergini : Storia e struttura urbana / a cura di Alfredo Buccaro; prefazione di Giancarlo Alisio. – Napoli : CUEN, [1991]. – 388 p. : ill. ; 24×22 cm. Codice SBN NAP0007472 ISBN 8872951011 Collana Architettura e città; 3 BNN sez. nap. VII B 1592 pagg 173-177

iii Lettera al principe di Bisignano con la quale Felice Salvati accompagna alcuni disegni e la richiesta di assunzione in qualità di architetto del cognato Guglielmo Turi / Felice Salvati. – 2 c. : ms. ((Napoli, 13 maggio 1841. – Firma autografa di Felice Salvati. Codice SBN NAPG004890.

iv Il corsivo indica l’estrazione del periodo da: G. A. Galante, Guida sacra della città di Napoli, riedizione a cura di Nicola Spinosa, Napoli, 1985, pagina 30.

Unità di Spazio 14-344

 

Unità di Spazio 27-273 

Hanno partecipato al laboratorio 2_Sanità/Capodimonte: Paola Silverii, Viviana Marchiò, Alessandro Armento, Luisa De Donato, Stefania Zamparelli, Raffaella Lavagna, Tiziana Spina, Salvatore Esposito, Massimo D’Orta, Massimo Punzo, Davide Marotta, Raniero Madonna, Rosaria Castiglione, Camilla Stellato, Giovanni Trono, Alessandra Schisa, Filomena Carangelo, Alessandra Cianelli, Federica Romano e con la partecipazione di Maria Thereza Alves